Un’ambulanza inutilizzabile perché costretta ad intervenire “in casa”, per far fronte ad un malore registratosi nel medesimo ospedale dove il mezzo del 118 staziona. Un apparente paradosso che a Fondi continua a presentarsi in barba alle precise disposizioni dell’Asl. Tanto per rimanere agli ultimi tempi, era già successo la scorsa settimana, quando un uomo si è sentito male mentre era in Broncopneumologia. Ed è nuovamente successo lunedì mattina, quando una donna, la 57enne G.B., mentre si trovava tra Cup e ambulatori è rovinata a terra perdendo momentaneamente i sensi. Un repentino ma banale abbassamento di pressione, come si scoprirà più tardi. Fortunatamente, anche in questo caso non è il malore in sé ad essere importante. E non lo è nemmeno la tempistica finale dell’intervento, contraddistinta da una certa celerità: dieci minuti in tutto, tra partenza ed arrivo al pronto soccorso, dalle 7.50 alle 8 circa. Ad essere importante, o almeno curioso, è la “solita” particolarità: con la signora appena stramazzata sul pavimento, per un motivo o per un altro nell’immediatezza non è intervenuto nessun sanitario. Magari non l’avranno vista. Fatto sta che, ancora una volta, è invece dovuta arrivare in fretta e furia una delle due ambulanze in servizio presso lo stesso “San Giovanni di Dio”, chiamata telefonicamente da alcuni utenti. “Presto, una donna sta male. Dove? In ospedale”. Dal 118 avrebbero stentato a crederci, pensando ad uno scherzo, se nel tempo non si fossero imbattuti a più riprese in circostanze simili. Capita e continua a capitare. Eppure non dovrebbe già da un po’. Nei mesi scorsi, i vertici dell’Azienda sanitaria avevano emanato una circolare che, richiamando al dovere deontologico, parlava chiaro: al di là di situazioni particolari, in caso di necessità di soccorso chiunque, dal personale sanitario, non solo può ma anzi deve sospendere le proprie attività per prestare, per quanto possibile, il proprio aiuto.
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