l 12 maggio, Giornata Internazionale dell’Infermiere, riteniamo debba essere l’occasione non solo per celebrare la professione infermieristica ma anche il momento simbolico in cui gli infermieri dedicano una riflessione su se stessi, sul sistema in cui operano e sulla propria rappresentanza, considerato che a più di 20 anni dall’introduzione del profilo professionale, quella dell’infermiere rimane una “professione incompiuta”.
La criticità della situazione attuale è la risultante di diverse concause che traggono origine da ragioni diverse ma che convergono negativamente sugli infermieri.
La scelta politica del definanziamento del Sistema Sanitario Nazionale in cui la ricerca ossessiva del risparmio sacrifica il capitale umano e il valore del lavoro, riconducendolo a mere logiche ragionieristiche, sta mietendo le dotazioni organiche di infermieri e peggiorando significativamente i contesti organizzativi in cui essi operano.
Il blocco contrattuale, benché dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale, dura ormai da 7 anni senza che il Governo intenda stanziare risorse sufficienti affinché si possa parlare di un rinnovo dignitoso e rispettoso della professionalità degli infermieri.
La disoccupazione, il precariato e la sottoccupazione vede gli infermieri costretti ad accettare di essere sottopagati e sfruttati come personale di manovalanza nelle strutture sanitarie private, gestiste spesso da cooperative che offrono condizioni di lavoro al limite del caporalato.
E’ in questa situazione socio economica che gli infermieri vivono una condizione di difficoltà forse mai vista in cui, alle problematiche di natura economica, si aggiunge il disagio, se non la frustrazione, di trovarsi troppo spesso costretti in contesti organizzativi dove l’assenza del personale di supporto, li obbliga a svolgere compiti non propri.
In moltissime realtà la pratica quotidiana non rispecchia l’evoluzione delle competenze infermieristiche, e il demansionamento (o deprofessionalizzazione che dir si voglia) corrode la dignità e il valore dell’operato di migliaia di infermieri.
In questo contesto si innesta la decisione di Nursind di promuovere, anche quest’anno, ogni iniziativa volta a sensibilizzare e incalzare la rappresentanza professionale infermieristica riguardo alla necessità non più prorogabile, di riformare il codice deontologico e, in particolare, di abrogare l’art. 49 che, lo ricordiamo, prevede che “L’infermiere, nell’interesse primario degli assistiti, compensa le carenze e i disservizi che possono eccezionalmente verificarsi nella struttura in cui opera. Rifiuta la compensazione, documentandone le ragioni, quando sia abituale o ricorrente o comunque pregiudichi sistematicamente il suo mandato professionale.”
Articolo 49 che, in virtù di un malinteso interpretativo apre la strada a considerare il professionista infermiere come colui che ha l’obbligo di “compensare” le carenze delle strutture sanitarie, e si badi bene, non le carenze e i disservizi derivanti da mancanza di infermieri, ma tutte le carenze e tutti i disservizi, quand’anche essi siano dovuti alla mancanza di altre figure professionali.
Una “schiavitù deontologica” che non ha eguali nel panorama delle professioni sanitarie, e contro la quale è doveroso far sentire la nostra voce, visto che anche la Magistratura ha dato molteplici dimostrazioni di considerare i dettami dell’art. 49 come un obbligo ai quali l’infermiere non si può sottrarre.
Lungi da noi pensare che la sola abolizione dell’art. 49 del CD possa essere la soluzione allo sfruttamento degli infermieri, ma è altrettanto vero che non può essere l’infermiere che deontologicamente si assume la responsabilità della compensazione delle carenze strutturali e organizzative del sistema.
Per questo NurSind, a nome delle decine di migliaia di Infermieri che rappresenta, è chiamato dagli eventi a farsi promotore della richiesta alla Federazione Nazionale Ipasvi dell’abrogazione dell’art. 49 dell’attuale Codice Deontologico dell’Infermiere.
Comunicato Stampa