Anche per il 2018 l’Amministrazione Comunale ha deciso di patrocinare momenti di divertimento e gioco in occasione della Festa più allegra dell’anno, il Carnevale.
Il programma prevede domenica 11 e martedì 13 febbraio, oltre all’animazione in Piazza XIX Maggio dedicata ai più piccoli,  la sfilata di carri allegorici sui seguenti temi: la Bella e la Bestia, il peso della vita, lo squadrone degli avvoltoi, l’immigrazione.
Al consueto aspetto ludico dei carri allegorici, l’Amministrazione Comunale ha ritenuto interessante la proposta degli organizzatori di unire anche una finalità di sensibilizzazione dell’opinione pubblica su una problematica di grande attualità dai risvolti drammatici. Di qui la realizzazione e la decisione di far sfilare il carro denominato “Immigrati: chi diavolo comanda?”. Abbiamo subito inteso il senso allegorico che trae ispirazione da un problema sociale che da anni provoca tragedie umane: quello dello sfruttamento da parte di “criminali” dei profughi che approdano via mare in Italia.
Chi “diavolo” comanda tutto questo? Una domanda che attraverso il carro allegorico vuole scuotere la coscienza delle persone. Parole forti che nell’intento degli organizzatori vogliono condurre a ciò che di “diabolico” c’è dietro la sofferenza, la tragedia immane di persone “oggetto” di una vera e propria “tratta degli schiavi”.
Non comprendiamo dichiara il Sindaco Cosmo Mitrano l’accanimento mediatico da parte di coloro che senza conoscere, prima ancora di aver visto il carro in questione hanno subito “etichettato” la nostra Amministrazione ed anche la città di Gaeta come “contrari” all’accoglienza degli immigrati. Tutto ciò è altamente fuorviante ed inopportuno, considerando soprattutto il clima politico e momento storico che sta attraversando l’Italia, oltre ai recenti fatti di cronaca che hanno scosso gli animi ed acuito ben altri e più seri problemi anche di ordine pubblico. Ribadisco inoltre che noi gaetani, popolo di emigranti, sappiamo bene cosa significa essere stranieri in terra straniera, ma soprattutto abbiamo nel nostro DNA lo spirito d’accoglienza e fratellanza. Se poi guardiamo altre manifestazioni carnevalesche nazionali, di lunga tradizione, temi di stretta attualità anche sull’immigrazione sono stati affrontati. Eppure non si ricorda un accanimento del genere. Cogliamo infine gli aspetti positivi che emergono anche attraverso iniziative come queste,  in primis l’integrazione tra popoli e culture”.
 
Addetto Stampa    d.ssa Paola Colarullo