di Luigi Vari, vescovo
Noi tutti li cerchiamo, alcune volte li troviamo, altre sperimentiamo tanta lontananza e diffidenza, pure in quelli che frequentano le parrocchie e le associazioni. Si ha qualche volta la sensazione che molti, nella Chiesa e fuori dalla Chiesa, abbiano rinunciato a loro, abbiano perso interesse.
Le analisi sociologiche fanno a gara a fornire dati che giustificano la rinuncia; le esperienze di molte comunità di aver provato molte strade senza successo, quasi la giustificano. L’unico effetto sicuro dei discorsi sui giovani, in qualunque ambito accada, è quello di alimentare sensi di colpa, per cui ci si stanca di parlarne.
Resta, però che, per quanto vecchia sia la popolazione italiana, grazie a Dio, ci sono molti giovani.
Siamo convinti che il discorso dei giovani si riduca a qualche dinamica o qualche iniziativa ben riuscita?
Gli appuntamenti dell’anno pastorale che si apre, che vuole essere il nostro piccolo sinodo sui giovani e dei giovani, hanno come finalità quella di aiutare le nostre comunità, movimenti e associazioni a convertirsi ai giovani, fuggendo dalla domanda che chiede come attirarli, per rispondere piuttosto a quella “come essere per non respingerli e per incrociarli”, spinti dal desiderio di condividere anche con loro, come con tutti, la bellezza del Vangelo.
Una scrittrice invitava a riflettere che le api, morendo, denunciavano la mancanza sempre più imponente di fiori. Su questo noi possiamo interrogarci e convertirci, sulla nostra natura di comunità, se, cioè, siamo fiori sulle quali le api, nel caso i giovani, possano posarsi per trovare nutrimento: accoglienza, serenità, speranza, condivisione, vicinanza alla vita con tutte le sue esigenze.
Il cammino di quest’anno, nato nella condivisione del Consiglio Presbiterale e del Consiglio Pastorale parte proprio dal desiderio di percorrere, o almeno iniziare a farlo, un cammino che, lo ripeto, potrebbe essere definito di conversione della nostra comunità perché sia più bella, senza rughe, né macchie.
Un luogo sicuro in cui si possa desiderare di stare.