Interruzione
18 Dic 2024, Mer

Domenica 5 Aprile 2020 – alle ore 22.10 su Rai5 – andrà in onda in prima visione il documentario prodotto da Rai Cultura “Fondi e Sperlonga. Terra di nessuno” di Giuseppe Sansonna. La replica è programmata su Rai3 alle ore 10.30 di Domenica 10 Maggio prossimo.

Il documentario è un racconto del territorio attraverso la voce di persone che vivono e operano nei luoghi oggetto della puntata – oltre che a Fondi e Sperlonga le riprese sono state effettuate a Monte San Biagio, Itri e Pico – e focalizza la sua attenzione su illustri personalità che vi hanno avuto i natali o che vi hanno soggiornato e sui beni paesaggistici e storico-architettonici del comprensorio.

«Colgo l’occasione della messa in onda di “Fondi e Sperlonga. Terra di nessuno” per mandare un forte e caloroso abbraccio ad un territorio che mi ha fatto molto piacere raccontare – dichiara il regista Giuseppe Sansonna – e che, più di altri, in questo momento sta vivendo con difficoltà la gestione dell’emergenza epidemiologica. Sono contento che venga trasmesso proprio ora, in un periodo in cui tutti dobbiamo restare in casa, affinché possa contribuire a valorizzare un territorio magico e affascinante, che nel documentario è riuscito a venir fuori in tutte le sue varietà e peculiarità. E’ un mondo visionario, pieno di talenti ed elementi popolari, dove il passato si confonde con il presente e con una vitalità che fa ben sperare per il futuro».

Si riporta integralmente il comunicato stampa Rai di presentazione della messa in onda:

«Terra di Nessuno. Così, nell’Ottocento, veniva chiamato il tratto di Appia antica, sospeso tra la Torre dell’Epitaffio e la Portella di Monte San Biagio, perfettamente equidistante tra Roma e Napoli. Quasi quattromila metri senza giurisdizione, in balia dei briganti, tra uno Stato Pontificio appena finito e un Regno Borbonico non ancora cominciato. Oggi sembra un varco tra spazio e tempo. Superandolo, senti la realtà sfumare nell’immaginazione. Sotto l’arco, sull’Appia, le biciclette dei contadini fondani, immortalati negli anni Cinquanta da Giuseppe De Santis sembrano confondersi con quelle dei braccianti Sikh, facendo somigliare Borgo Hermada, frazione di Terracina, ad un avamposto della Mompracem di Salgari. Nella Terra di nessuno, all’inizio dell’800, imperversava Michele Pezza da Itri, detto Fra Diavolo. Capeggiava un mucchio selvaggio di irregolari, lungo l’Appia Antica, tra la Piana di Fondi e i Monti Ausoni e Aurunci. La storia lo ha marchiato a fuoco come brigante. Quel che è certo è che Fra Diavolo rimase sempre fedele al Re Ferdinando di Borbone, usando abilmente l’arte della guerriglia. Alla fine fu sconfitto dal colonnello francese Hugo, padre dell’autore de “I miserabili”. Victor Hugo, da adulto, definirà Fra Diavolo “un brigante patriota, l’insorto legittimo, in lotta contro l’invasore straniero”. Dopo averlo appeso a una corda, i Francesi trasformano Fra Diavolo nel protagonista di un’opera buffa, ambientata dal compositore Daniel Auber in un’osteria di Terracina. Dai fasti dell’Opera comique parigina a Hollywood il passo è breve: nel 1933, nelle grinfie di Fra Diavolo, cadono persino due terrorizzati Stanlio e Ollio.

Fondi, luogo di antica tradizione agricola e commerciale, ha uno dei mercati ortofrutticoli più grandi e vitali d’Europa. Ma è anche il luogo di nascita e prima formazione del regista Giuseppe De Santis, del pittore Domenico Purificato e del poeta Libero de Libero. Grandi artisti, molto legati tra loro, realizzarono insieme il film “Giorni d’amore”, nel 1954. E’ la storia di due contadini poveri in canna. Smaniosi di sposarsi, finiranno per inscenare una fuitina, ovvero un rapimento della sposa, che giustifichi agli occhi del paese la frugalità di un matrimonio riparatore.

A Fondi, per celebrare la memoria dei suoi artisti più illustri, nascerà, all’interno dell’ex convento di San Domenico, il Museo del Neorealismo.

Giuseppe De Santis ha fatto innamorare di Fondi anche il protagonista di quello che fu il suo ultimo film: Lino Capolicchio. Al punto che l’attore ha deciso di trasferirsi in paese.

E’ un territorio che culla e attira figure di spicco della cultura italiana, come lo scrittore Tommaso Landolfi, nato e cresciuto nella vicina Pico Farnese. Scrittore amatissimo da Fellini, implacabile nel cogliere il lato surreale di questa provincia, scrisse romanzi pieni di donne bellissime dalle zampe caprine, aristocratici dissoluti e feroci briganti.

Raf Vallone, grande divo italiano, aveva invece eletto la scabra Sperlonga a suo buen retiro, perché gli ricordava l’aspra autenticità della sua Tropea. A partire dagli anni Cinquanta, fece transitare nella sua villa avveniristica le star del cinema italiano e internazionale».