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26 Gen 2025, Dom

La storia di Elena di Savoia raccontata dalla televisione russa

Non รจ la prima volta che la televisione russa, grazie anche ad un convegno dove il nome di Formia verrร  pronunciato grazie ad una illustre ospite di tanti anni fa, viene a Formia. Infatti nel 2017 c’รจ stato un progetto dove due documentari vennero trasmessi in tutta la Russia attraverso la mediazione culturale della giornalista russa Natalia Jaboklova, dove in particolare la dottoressa e insegnante universitaria, autrice tra l’altro di due romanzi sulla storia di Cicerone, di cui il secondo, Ceasar, รจ di recentissma pubblicazione, i telespettatori russi hanno potuto ammirare in quella occasione i resti della villa romana di Caposele e il sito del mausoleo detto โ€œTomba di Ciceroneโ€. A questo progetto dovevano poi seguire delle situazioni importanti che dovevano portare a Formia dei turisti russi, ma la folle e miope politica turistica e culturale dell’amministrazione Villa questo non lo ha permesso, perchรฉ hanno voluto giocare sulla Commedia Italia e una raffazzonata edizione delle Notti di Cicerone, senza comprendere che la Russia ha un bacino d’utenza importante di persone desiderose di vedere i nostri siti archeologici. Ma in questi giorni una ripresa condotta da alcuni operatori ha permesso di nuovo di creare un ponte, speriamo duraturo, tra la cittร  di Formia e San Pietroburgo. Infatti, una delle residenze preferite da una delle regine del Regno d’Italia รจ stato lo scanrio di questo nuovo progetto che culminerร  il 15 dicembre in un convegno a San PietroBurgo dove si parlerร  di Elena di Savoia. Perchรฉ la principessa Njegos, poi diventata per matrimonio una Savoia, e quindi italiana, ha un forte legame con Formia? Perchรฉ queata era la residenza prediletta della regina di origine montenegrina che spesso veniva e soggiornava per lunghi periodi nellameno luogo profumato di โ€œaranci e limoniโ€, come soleva dire l’artista Miele parlando del suo paese natio. Ii direttore del Grande Albero Miramare, Antonio Celletti, ha voluto far da โ€œCiceroneโ€ all’ospite illustre della giornata, che รจ poi quello che ha spiegato quale รจ il senso intimo di questo legame. Si tratta del capitano di Vascello Ugo D’Atri presidente nazione dell’Istituto della Guardia d’Onore delle tombe reali del Pantheon, il piรน antico istituto combattestistico d’Italia, nato nel 1878, quasi subito la morte di Vittorio Emanuele II, il primo Re d’Italia dopo l’unificazione avvenuta nel 1861, un โ€œPadre della Patriaโ€ e tra i protagonisti, se non quello piรน importante del Risorgimento italiano, portandolo ad essere una nazione unita. Questo istituto รจ stato fondato da un gruppo di ufficiali che hanno combattuto nelle guerre risorgimentali, che deciseso all’istante di prestare un servizio di guardia d’onore a queste sepulture regali per onorare la memoria del re Vittorio Emanuele II e dei suoi discendenti. L’amministrazione comunale di Roma aveva deciso, con una apposita delibera, di seppellire in questo monumento, prima tempio pagano (Pantheon significa โ€œcasa degli deiโ€), poi diventata chiesa cristiana, e qui poi venne seppellito l’illustre pittore Raffaello Sanzio. Le tombe reali presenti in questo capolavoro dell’architettura romana sono quelle di Vittorio Emanuele II, di suo figlio Umberto I e di sua moglie la regina Margherita. Gli altri Savoia, per i fatti storici avvenuti nel secolo scorso, sono sepolti in altri luoghi che sono della chiese dove gli avi di questa famiglia hanno lasciato delle tracce importanti del loro governo. L’istituto, che ha delegazioni in tutto il paese ed anche sei all’estero, รจ sottoposto alla vigilanza amministrativa del Ministero della Difesa, e fa parte di Assoarma, che รจ il consiglio nazionale permanente tra le associazioni d’arma che raggruppa 37 associazioni d’arma nazionali, che tutti insieme contano circa un milione di aderenti. Vittorio Emanuele III e la Regina Elena sono sepolti da circa tre anni a Vicoforte. L’obiettivo dell’Istituto รจ quello di prtare tutti i sovrani del Regno d’Italia al Pantheon. Elena di Savoia รจ morta a Montpellier il 28 novembre del 1952, quasi 10 anni dopo la morte del marito avvenuta ad Alessandria d’Egitto, dopo l’abdicazione all’indomani della liberazione di Roma il 4 giugno del 1944 con l’assegnazione della โ€œluogotenenzaโ€ a suo figlio che poi divenne per un mese l’ultimo Re d’Italia Umberto II. Formia รจ il lugo che ha ospitato frequentemente la Regina Elena, la quale a questa villa sul mare era particolarmente legata. Nella cittร  del Golfo aveva una sua proprietร  la contessa Iaccarino, l’amica di sempre della Regina Elena. Le due donne si erano conosciute al collegio Smolny di San Pietroburgo dove ambedue hanno ricevuto una educazione pari al loro rango di nobildonne dell’epoca della Russia della famiglia Romanov, allora la dinastia degli zar regnanti in quella immensa nazione. Elena Petrovic Njegos era nata quattro anni dopo il principe di Napoli, il futuro re Vittorio Emanuele III, esattamente nel 1873 a Cettinje, l’antica capitale del rengo del Montenegro, figlia del principe Nicola, poi diventuo re del Montenegro regnando per circa otto anni, e di Milena Vukotic, la quale coppia ha avuto 12 figli, nove femmine ( tra le quali appunto nacque Elena) e tre maschi. Il Montenegro ha partecipato alla Prima Guerra Mondiale come alleato dell’Intesa, ma le sue aspettative di nazione vennero tradite dopo la fine della โ€œGrande Guerraโ€ quando venne ingloabato in quello che nel 1921 era il regno dei Serbi โ€“ Croati โ€“ Sloveni, poi ex Jugoslavia, uno stato artificiale creato da francesi e inglesi per contrastare l’Italia che, grazie a quel matromonio, divenne un suo stato satellite. Uno stato che รจ stato disintegrato dopo la caduta del Muro di berlino, ma prima ancora i sintomi della digragazione erano giร  presenti dopo la morte del presidente Josip Broz โ€œTitoโ€, anche lui di origine montenegrina. Elena sposรฒ nel 1896 l’a,lora principe Vittorio Emanuele, un matrimonio voluto dal re Umberto, ma abilmente pilotato dall’allora Presidente del Consiglio dei Ministri Francesco Crispi. Lei era bella, alta 177 cm., 24 cm. piรน del suo consorte. Lei, nel suo ruolo di regina, si fece amare divenendo famosa con l’appellativo di โ€œmadre degli italianiโ€, per i tanti episodi di bontร  e solidarietร  di cui รจ stata protagonista. Lei รจ stata in prima linea ed ha favorito, grazie alle sue amicizie giovanili nella Russia zarista, l’arrivo dei primi soccorsi in quel catrastofico terremoto che ha raso al suolo le cittร  di Messina e di Reggio Calabria il 28 dicembre del 1908. In quella circostanza arrivarono per primi i russi, grazie alla flotta presente stabilmente sul mar Ionio grazie a degli accordi internazionali. Ma non solo: lei stessa, presidentessa allora della Croce Rossa, si adoperรฒ in prima persona per gli aiuti ai superstiti delle due cittร . Cosรฌ come si ricorda la sua attivitร  di crocerossina delle due guerre mondiali. Lei cercรฒ di evitare, ma senza successo, il conflitto mondiale scrivendo a sei regine regnanti in tutta Europa, ma la follia nazista ormai si era impadronita del continente, appoggiato anche dal suo maestro, poi diventato suo amico e alleato Benito Mussolini. Attulamente la defunta e amata regina รจ Serva di Dio, in attesa di un suo riconoscimento canonico per diventare Venerabile, registrando la sua vita di caritร  e diaiouto al prossimo. Si ricorda anmche come la fondatrice dell’attuale Airc, benemerita associazione che si occupa della ricerca per combattere contro i tumori, di cui lei setssa morรฌ all’etร  di 79 anni. Non solo l’appassionato racconto del capitano di vascello รจ stato interessante, am cnhe due brevi tesimoniane fornite da due fomiani. La prima รจ quella di Salvatore Bartolomeo, noto artista che ha riportato indietro l’orologio della storia a quando era ragazzo, quando si andavano a raccogliere le cozze agli โ€œScogli della Reginaโ€, che รจ in realtร  la scoglieraal largo della spiaggia sotto il Grande Alberrgo Miramare. La seconda testimonianza รจ stata quella di Marghierita Agresti, la proprietaria di quella che รจ stata โ€œLa Libreria di Margheritaโ€, raccontando la storia di sua nonna Margherita, che abitava di fronte alla r esidenza della regina Elena. Lei era abile nei lavori di satoria, ed aveva avuto l’onore di preparare vestiti per tutta la famiglia reale chaimata direttamente dalla regina. Il suo primo lavoro venne pagato non in moneta, ma un bellissimo vassoio con lo stemma reale. Questa donna ne rimase contentissima, perchรฉ aveva ricevuto un dono prezioso. Lei ha lavorato per loro per molto tempo ed รจ una testimonainza preziosa per Formia. Le cose avute dalla famiglia reale sono andate perdute dopo i bombardamenti del settembre 1942 degli Alleati. Gli ultimi due interventi di questo ritorno alle radici del nostro territorio sono stati appunto gli artifici di questa ricerca. Il primo, quello di Natalia Jablokova, che ha sottolineato come ha conosciuto l’aintica residenza reale estiva formiana dei Savoia, scoprendo in questa ricerca aiutata dal regista Ascanio Guerriero tantissime cose importanti, tra cui l’antica amicizia con la contessa Iaccarino ai tempi dell’istituto Smolny della cittร  di San Pietroburgo. Sono legami sotrici importanti da ricordare in questo periodo di pandemia dove le distanze impediscono la normale fruizione della cultura, perchรจ la ricerca storica, quando รจ fatta con imparzialitร  e non con il rancore di anrtichi sovrani deposti, unisce i popoli. L’ultimo intervento, di colui che ha messo in piedi tutto questo meccanismo, รจ di Ascanio Guerriero, regista e fine uomo di cultura, il quale non ha nascosto la sua emozione per essere stati presenti in questo luogo dove si รจ fatta un pezzo di storia d’Italia, legati alla presenza della regina Elena di Savoia, in compagnia del comandante Ugo D’Atri e degli altri osptiti che hanno portato la loro testimonianza. Lo scopo รจ quello di portare avanti un’opera paziente di ricostruzione dei โ€œfili spezzatiโ€, che sono legati alla presenza della famiglia reale nella cittร  di Formia, oltre allo scopo di esplorare i legami della regina, giร  principessa Njegos, con l’ambiente culturale russo di fine Ottocento, e con l’istituto Smolny, di cui le fu una brillantissima allieva quando era ragazza.