“Una storia in chiaroscuro” è la nuova opera letteraria firmata NINA GIORDANO che verrà presentata il prossimo 27 marzo nella suggestiva cornice della Biblioteca Angelica di Roma.
“È leggenda? È mito? È storia? È storia vera, ma sa di mito e leggenda…
La sapiente mano letteraria di Antonella Giordano ha vergato queste pagine? Oh no! Vi ha scolpito, plasmato e animato natura, personaggi, atmosfere.
In quest’opera, la Giordano ha liberato da ogni sovrastruttura l’uomo e ne ha rilevato la nuda autentica natura, evidenziandone le innumerevoli potenzialità native e le virtù dettate da antica saggezza.
La prima impressione che assale, leggendo quest’opera, è che l’Autrice ci stia narrando una favola; invece, è la sua vita! La vita da lei vissuta, sofferta, amata!
Sublime è la rappresentazione del suo dolore, un dolore lacerante, che squassa, che soffoca l’anima, che sa di tragedia, ma non la uccide; non uccide la forza, il coraggio, la volontà ferrea di vincere, di non lasciarsi sopraffare dagli eventi, ma di dominarli, sempre! Con la virtù, la determinazione e, principalmente, con la DIGNITÀ. Oh! Questa virtù somma sa di sacra ragione!
Dignità, sul cui altare l’Autrice immola sentimenti, emozioni, rimpianti, reazioni, rancore… Tutti ardono e si dileguano in una nuvola di fumo… Rimane in lei l’AMORE, rimane la forza, la speranza, la voglia di superare sempre e comunque ogni difficoltà, come aveva appreso da Lena e Giovanni, genitori mitici, Esseri perfetti, che il fato volle unire in un amore che non conobbe fine e che resero vivo nella loro adorata Creatura: NINA! A cui trasmisero le loro virtù, la loro forza, la loro saggezza, la loro DIGNITÀ. La dignità che conosce il silenzio.
Questa storia di vita Antonella Giordano ha trasformato in un gioiello letterario. Come le facce di un diamante, riflette più luci dalle sue prospettive. È un’opera didascalica: MAGISTER VITAE, ed ha una dimensione metafisica. Non può sfuggire a chi si immerge nella sua lettura che sempre la volontà dei personaggi si adegua alla ragione, come prescrive I. Kant nella sua Critica della Ragion Pratica, nella Morale autonoma”.
Questo dice dell’opera la Prof. Maria Adelaide Briguccia
